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Il sacro rito del Temazcal nel Messico centrale

by Greta

Al Centro Ecoturistico Tepeyololco, a Tlaxcala, sono le 10 del mattino, mi alzo pigra sentendo, nel silenzio più assoluto, i primi suoni di tamburi. La abuelita Guadalupe (molto nota qui come esperta di erboristeria e rimedi naturali) ha già raggiunto la zona dedicata al sacro rito che oggi mi permetterà di scoprire al suo fianco.

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Nella foresta, a piedi scalzi sulla terra battuta, sta iniziando un rituale di purificazione fatto di preghiere e ringraziamenti.
Ci raggiungono nuovi ospiti. Ci disponiamo in cerchio attorno ad un falò e la abuelita guida cori e inni che mi risultano un po’ complessi da seguire. Si parla la lingua nahuatl, l’antica lingua di questi territori del Messico centrale.

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Tamburelli e sonagli fanno da accompagnamento a canti ancestrali dal ritmo semplice e coinvolgente. Basta socchiudere gli occhi e il profumo di incenso mi immerge completamente in una mistica e sconosciuta atmosfera.

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Sembriamo una grande famiglia di figli dei fiori, scalzi e coperti da pochi abiti colorati, che alzano le braccia al cielo e si scambiano buoni propositi.
Ci stiamo preparando al Temazcal, il tradizionale bagno di vapore caldo che nulla ha a che vedere con una semplice sauna.

Cos’è il Temazcal

In lingua nahuatl il significato della parola temazcal è  “casa della pietra caliente“: tetl = pietra; maztili = caliente; calli = casa.

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Il Temazcal

La “casa” è in realtà una costruzione rudimentale dove però nulla è lasciato al caso, a partire dalla sua forma circolare. La parete perimetrale è in muratura e il pavimento in freddo cemento. Freddo, ma per poco!
Il soffitto è di forma conica ed è comporto di 16 pali di bambù fissati da 4 anelli e ricoperti da uno spesso telo di plastica.
Il numero 4 e i suoi multipli hanno un significato molto speciale: rappresentano le 4 fasi della vita. nascita, infanzia, età adulta e vecchiaia seguita dalla morte.

Si svolgeranno 4 puertas, ovvero 4 porte: 4 fasi in cui 13 pietre alla volta verranno inserite nel braciere al centro del Temazcal. Per un totale finale di 52 pietre, come le settimane dell’anno solare.

La cerimonia del Temazcal è femmina. Trovarsi nel Temazcal è paragonato all’essere dentro al grembo materno: umido, caldo, buio e al sicuro.
Viene intesa, per questo, come rinascita e durante la permanenza (a volte molto difficile) al suo interno, ogni canto, ogni parola, ogni preghiera è volta a purificare il corpo e l’anima per rinascere, uscendone, puliti e rigenerati dentro e fuori.

Il numero 4 si ritrova anche nei 4 elementi che, all’interno del Temazcal, si vanno a ringraziare:
Terra mio corpo, acqua mio sangue, aria mio respiro, fuoco mio spirito“. Ma tutto rigorosamente in spagnolo eh, o in nahuatl, perchè qui nessuno parla inglese nè tantomeno l’italiano e noi siamo un pochino gli ospiti di riguardo a cui qualche altro partecipante, nell’oscurità più assoluta, dedica un pensiero speciale.

La mia esperienza nel Temazcal

Bisogna inginocchiarsi per poter entrare dalla piccola porta, uno anfratto libero dallo spesso telo di plastica nera. In bermuda o abitino leggerissimo, ci si siede per terra, poggiando la schiena alla parete perimetrale. Ci alterniamo uomini e donne per non creare degli accumuli di energia.

Al centro della piccola capanna si trova un braciere dove verranno posizionate le pietre roventi (scaldate in un apposito camino all’esterno) che, continuamente bagnate dall’abuelita che presiede il rito, andranno a creare il vapore purificatore (una sauna nostrana gli fa un baffo!)

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All’interno del Tamazcal ( Filippo in fonda a sinistra)

Ci siamo tutti, 20 persone che stanno per condividere, spalla contro spalla, una esperienza forte e indimenticabile, qualcuno, come noi, per la prima volta.
La porta viene chiusa dall’esterno col telo e calano le tenebre. E’ un buio profondissimo dopo la luce del bellissimo sole all’esterno. Le prime 13 pietre vengono bagnate abbondantemente e l’aria si fa bollente e irrespirabile in un attimo.

Il mio primo istinto è di scavalcare alla cieca più gambe possibile e gettarmi all’esterno ma stringo la mano di Filippo, accanto a me, e tengo duro.

Caldo, umido, stretto… non ho idea di come ci si senta nel grembo materno ma per ora non è così accomodante. Mi lascio andare, chiudo gli occhi e faccio del mio meglio per regolarizzare il respiro. Mi distraggono i canti che cominciano a coinvolgerci tutti.

Benvenida, benvenida, benvenida aaaabuelita… ehia ehia ehiaaa, ehia ehia hoooo...”

Sempre nell’oscurità ci passiamo di mano due bastoni e ripetiamo (col mio discutibile spagnolo) le preghiere del caso. La stessa cosa passandoci un particolare medicinale naturale.
Ognuno è libero di proporre un canto, una poesia, un pensiero. All’interno del Temazcal siamo una famiglia unita più che mai. Nessuno è estraneo, nessuno è straniero.

Parliamo anche noi, cantiamo anche noi, siamo parte del gruppo (Filippo, in un momento di cedimento viene anche incoraggiato da una anziana signora seduta al suo fianco “dai che ce la facciamo insieme, insieme siamo forti”. E’ stato simpatico ma anche un gesto tenerissimo!)

Il numero 4 fa la sua comparsa una nuova volta: la abuelita decide quando la “puerta” può terminare e ringraziando Meteo si grida a gran voce “porta!” in modo che dall’esterno un’anima pia ci apra.
È un momento di sollievo e rifocillazione ma in realtà si predispone solo un nuovo carico di 13 pietre che renderanno l’atmosfera all’interno ancor più caliente per la porta successiva.

Noi resistiamo mestamente soltanto alle prime due, quelle dedicate alla Terra e al Fuoco. Siamo i primi a mollare ma vi giuro che ce l’ho messa tutta e spero vivamente di aver perso almeno 2 kg in questa mia prima rinascita.

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Alcuni della grande famiglia di Tepeyololco

È stata dura ma ora il ricordo è piacevole e quasi dolce. Sorrido pensando alle gradevolissime persone che mi hanno accompagnata nell’esperienza più viva che ho avuto in questo mio viaggio nel Messico centrale e a casa io e Filippo ci ritroviamo ancora a canticchiare

ehia ehia ehiaaa, ehia ehia ohhhhh…

Attenzione!
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