Mal di montagna: prevenire è meglio che curare!

Vi state avvicinando al vostro primo viaggio sugli altipiani del Sudamerica, o un trekking in Nepal o Tibet sull’Himalaya e, oltre al freddo, siete preoccupati per come reagirete al “male acuto di montagna” (Acute Mountain Sickness, AMS) o, in termini scientifici, Malattia di Monge?

Tranquilli, innanzitutto, non è detto che il Mal di Montagna si verifichi per forza in tutti coloro che salgono oltre i 3000 metri.
La comparsa o meno dei sintomi è del tutto casuale: non c’è nessuna predisposizione genetica (cioè non si può affermare che “se i miei genitori non l’hanno patito, allora nemmeno io lo patirò!”), nessuna differenza di sesso (colpisce in egual modo maschi e femmine) e non vi è nemmeno un’età precisa oltre la quale il rischio di sviluppare i sintomi aumenta.
Di solito sono proprio i soggetti giovani, e magari allenati, a patirlo più sovente in quanto, sentendosi in forma, salgono in quota più velocemente e con maggior spregiudicatezza!
Sicuramente man mano che l’età avanza, la malattia di Monge insorge con maggior frequenza in quanto i meccanismi di compenso del nostro corpo sono un po’ più “arrugginiti”.

Il male si può manifestare con sintomi fastidiosi e leggeri (mal di testa, vertigini, sensazione di testa vuota, nausea, vomito, spossatezza, tachicardia, inappetenza) fino a sintomi più gravi per lo più in soggetti anziani, broncopneumopatici o cardiopatici (delirio, fatica a respirare, sensazione di fame d’aria per sforzi minimo o a riposo, edema polmonare acuto, edema cerebrale, tachiaritmie e anche infarto).

Solo poche condizioni sono controindicazioni per i viaggi in altitudine: angina instabile, ipertensione polmonare, severa malattia polmonare cronica ostruttiva (COPD) ed anemia falciforme.
I pazienti con malattia coronarica stabile, ipertensione, diabete, asma o moderata COPD e le donne gravide in genere tollerano bene l’altitudine ma richiedono un monitoraggio delle loro condizioni.

Fonte World Health Organization

Causa del mal di montagna

La causa principale è il mancato adattamento del nostro corpo a respirare l’aria rarefatta dell’alta montagna.

A livello del mare e fin sotto i 1000 metri la percentuale di ossigeno nell’atmosfera è del 21% ed il nostro corpo è abituato fin dalla nascita a vivere in un ambiente con questo quantitativo di ossigeno.
Se facciamo uno sforzo o una corsa, ci manca il respiro e il cervello fa aumentare la frequenza respiratoria per immagazzinare più ossigeno. Il cuore pompa più velocemente il sangue ossigenato dai polmoni ai muscoli e al cervello finché l’affanno non si risolve.

Ma a 3500 metri, la percentuale di ossigeno nell’aria è meno del 16%!
Basta già solo un minimo sforzo, se non ci si è ben “acclimatati” prima, perché il nostro copro inizi ad avvertire l’affanno. Ma l’aumento degli atti respiratori e della profondità del respiro non bastano ad immagazzinare ossigeno sufficiente. Il cuore, per quanto si sforzi ad accelerare il ritmo, non riesce a trasportare il sangue (meno ossigenato) ai muscoli e al cervello. Ad ogni sforzo perciò, segue un affanno di durata e intensità maggiore che a livello del mare.
Ed è proprio il minor apporto di ossigeno al cervello e agli altri organi vitali responsabile dei sintomi del mal di montagna.

Prevenire il mal di montagna: l’adattamento

La regola è semplice: per raggiungere certe altitudini senza sviluppare sintomi bisogna salire gradatamente.
Per evitare l’insorgenza del Mal di Montagna, basterebbe pianificare un itinerario che permetta un graduale adattamento all’altitudine, in modo da poter sempre scendere ad un’altitudine inferiore qualora i sintomi diventino difficilmente sopportabili o gravi.

La maggior parte delle persone in buona salute raggiunge i 2500 mt senza problemi: se si è arrivati già in precedenza a quest’altitudine (magari sulle piste da sci alpine) senza aver sviluppato sintomi, è molto probabile che, tornandoci, non si avranno problemi.
Se invece non si è mai arrivati prima a quell’altezza o si sono già avuti problemi, allora bisognerà usare ancora maggior cautela nella salita!

L’adattamento è il processo che permette all’organismo di mettere in atto quei meccanismi di compenso per poter funzionare correttamente in un ambiente povero di ossigeno quale quello dell’alta montagna.
Il corpo umano in buona salute impiega da uno a tre giorni per adattarsi ad una determinata condizione ambientale, ma attenzione.
Raggiunti ad esempio  i 3000 mt, dopo qualche giorno certamente il corpo si adatterà, ma solo a quell’altitudine! Qualora decideste di salire a 5000 mt, il vostro organismo avrà bisogno di ulteriori giorni di adattamento o i sintomi torneranno a farsi sentire ancora più forte!

Come avviene l’adattamento del nostro corpo all’altidudine?

In condizioni di diminuzione dei livelli di ossigeno, il midollo osseo produce più globuli rossi (aumenta l’ematocrito, cioè il sangue si fa più “spesso” per permettere un maggior trasporto di ossigeno legato ai globuli rossi), aumenta la pressione nei capillari polmonari (così che il sangue arrivi anche nelle zone apicali dei polmoni, normalmente meno perfuse) e viene prodotta dal rene una maggiore quantità di una sostanza (2,3 difosfoglicerato) che aiuta il rilascio di ossigeno dai globuli rossi ai tessuti.
Un sintomo fastidioso che può insorgere nella fase di adattamento è il dolore osseo (soprattutto al bacino e agli arti inferiori), che è causato dall’aumentato funzionamento del midollo: è del tutto normale e non necessita di alcuna terapia.

Curare il Mal di Montagna: rimedi tradizionali e non

Il farmaco per eccellenza utilizzato da anni in tutto il mondo per curare il mal di montagna è l’acetazolamide.

In Italia si trova sotto il nome commerciale di Diamox® (12 cpr 250mg – costo 3,30€ – Classe C – RNR) che, secondo il foglietto illustrativo, trova indicazioni in oculistica per il trattamento del glaucoma, in cardiologia per prevenire lo scompenso cardiaco e in neurologia per curare l’epilessia (antiipertensivo e antiepilettico).
E’ controindicato in pazienti diabetici gravi, insufficienza renale, insufficienza epatica e scompenso ormonale (insufficienza) surrenale. Sconsigliato (ma non controindicato) l’uso in gravidanza, durante l’allattamento e in bambini al di sotto dei 12 anni.
Non vi è scritta da nessuna parte l’indicazione per il mal di montagna (un problema geograficamente poco sentito in Italia): il trattamento che se ne fa è perciò detto off-label (cioè “fuori indicazione”).
La letteratura scientifica (1-2-3-4-5) supporta l’efficacia e la sicurezza del farmaco sia per prevenire che per curare la malattia di Monge.

Il dosaggio consigliato in letteratura e dall’OMS è 250mg (5mg/kg – 1 compressa) 2 volte al giorno, a distanza di 12 ore possibilmente a stomaco pieno.

Per ottenerlo è necessaria una ricetta del vostro Medico curante.
Attenzione: l’acetazolamide è considerata sostanza dopante, quindi fate attenzione se praticate attività agonistica: segnalatelo sempre al vostro Medico curante e sportivo!

 

Attenzione!

Le formulazioni contro il mal di montagna vendute all’estero senza bisogno di ricetta, oltre all’Acetazolamide, spesso contengono altri principi attivi analgesici responsabili di frequenti reazioni allergiche, in particolare PARACETAMOLO (Tachipirina) e ACIDO ACETILSALICILICO (Aspirina)!
Leggete sempre le composizioni prima di assumere qualsiasi compressa e, piuttosto, consultate prima di partire il vostro Medico curante per l’eventuale prescrizione del Diamox.

In Sud America (Peru, Bolivia) invece è possibile acquistare l’acetazolamide liberamente in farmacia in una formulazione molto più efficace, sotto il nome commerciale di Punacap.
Oltre all’acetazolamide, che è presente ma in dosaggio minore (200mg), gli altri principi attivi presenti sono il Paracetamolo (Tachipirina® 500mg-attenzione ad eventuali allergie!) e caffeina (15mg), entrambi efficaci per trattare il mal di testa.

Una nuova pillola, molto più costosa e ad oggi più facile da reperire del Punacap, Sorojchi pills (il nome quechua del mal di montagna), va ora per la maggiore nelle regioni andine, ma attenzione!
Per quanto i farmacisti andini ve ne assicurino l’efficacia, le Sorojchi pills non contengono la minima traccia di Acetazolamide, bensì Salofene (160mg) un derivato chimico di Aspirina e Paracetamolo (il Salofene, molto usato in passato, è stato ritirato dal commercio ormai da decenni in Italia per i suoi gravi effetti collaterali), Acido Acetilsalicilico (325mg) e Caffeina (15mg). Molta attenzione in caso di allergie!
Il dosaggio è di 3-4 compresse al giorno alla comparsa dei sintomi, e l’efficacia (pari a quella di una compressa di Aspirina) è inferiore rispetto a PunacapDiamo.

Discorso a parte meritano i rimedi naturali per il mal di montagna

In Sud America nelle regioni andine è uso comune prevenire e trattare il mal di montagna masticando o bevendo in infuso le foglie di coca (mate de coca).

Una tisana di foglie di coca è il rimedio naturale più efficace

Le foglie contengono un principio attivo lievemente stimolante (alcaloide della cocaina) che aiuta a togliere fame, sete, freddo, fatica e dolori.
L’intensità degli effetti eccitanti non si avvicina minimamente a quelli della cocaina (droga): non è stata mai documentata la dipendenza dal consumo di foglie di coca allo stato naturale, né si sono mai riscontrati effetti deleteri o tanto meno positività ai test antidroga (sierico ed urinari).
E il mate de coca è davvero buono!

La millenaria Medicina Tradizionale Cinese, invece, tratta il mal di montagna con un fungo: il Ling Zhi (Ganoderma Lucidum o Reishi).

Il Ganoderma Lucidum si può trovare in parafarmacia (sotto forma di estratto) in pillole

Soprannominato il fungo dei mille anni (e in diversi testi cinesi anche erba divina, erba della potenza spirituale, fungo miracoloso, fungo dell’immortalità, elisir di lunga vita”), il Ling Zhi era considerato la medicina per eccellenza dell’Imperatore: promuove il benessere fisico e sessuale e prolungava la vita aiutando ad armonizzare le funzioni di corpo, mente e spirito, senza causare effetti collaterali.
La medicina occidentale riconosce al ganoderma molteplici azioni (molte più che dell’acetazolamide!) sul mal di montagna per la sua attività adattogena, antiaggregante piastrinica e anticoagulante, regolatrice sulla pressione e sul sistema cardiocircolatorio e antiedemigena cerebrale; inoltre aumenta il 2,3 difosfoglicerato nel sangue e favorisce la cessione periferica di ossigeno dall’emoglobina ai tessuti. La sua attività antitosse, antiinfiammatoria, antivirale, antibatterica inoltre è utilissima in quota, dato l’elevato rischio di patologie polmonari dovuto alle condizioni climatiche sfavorevoli.
L’estratto in pillole di Reishi (300mg) è reperibile in Italia nelle parafarmacie, erboristerie o online in scatole da 60 fino a 240 capsule.
Il dosaggio è di 2-3 compresse al giorno e non vi sono indicate controindicazioni od effetti collaterali.

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  1. ^ AM. Luks, ER. Swenson, Medication and dosage considerations in the prophylaxis and treatment of high-altitude illness. in Chest, vol. 133, nº 3, marzo 2008, pp. 744-55. 
  2. ^ DJ. Collier, AH. Nickol; JS. Milledge; HJ. van Ruiten; CJ. Collier; ER. Swenson; A. Datta; CB. Wolff, Alveolar PCO2 oscillations and ventilation at sea level and at high altitude. in J Appl Physiol, vol. 104, nº 2, febbraio 2008, pp. 404-15. 
  3. ^ Statement on high-altitude illnesses. An Advisory Committee Statement (ACS). in Can Commun Dis Rep, vol. 33, ACS-5, aprile 2007, pp. 1-20. 
  4. ^ C. Höhne, PA. Pickerodt; RC. Francis; W. Boemke; ER. Swenson, Pulmonary vasodilation by acetazolamide during hypoxia is unrelated to carbonic anhydrase inhibition. in Am J Physiol Lung Cell Mol Physiol, vol. 292, nº 1, gennaio 2007, pp. L178-84. 
  5. ^ JP. Richalet, M. Rivera; P. Bouchet; E. Chirinos; I. Onnen; O. Petitjean; A. Bienvenu; F. Lasne; S. Moutereau; F. León-Velarde, Acetazolamide: a treatment for chronic mountain sickness. in Am J Respir Crit Care Med, vol. 172, nº 11, dicembre 2005, pp. 1427-33. 

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15 comments

Stefano 07/09/2023 - 10:20

Ciao,
Quante capsule di Reishi al giorno vanno assunte e per quanto tempo prima di salire in quota? Essendo un integratore immagino che l’assunzione debba iniziare con un “ampio” anticipo per ottenere dei benefici.
Dopo un’adeguata profilassi e assunzione preventiva, possono essere usate anche in loco direttamente in altura all’insorgenza dei sintomi per diminuirne la portata?
Grazie mille.

Greta 07/09/2023 - 17:32

Ciao Stefano. Ti ringrazio per avermi scritto. Purtroppo il dottore non è più disponibile per risposte private. Ti consiglio quindi di consultare il punto ospedaliero più vicino a casa tua. Per qualsiasi altra domanda di viaggio, resto a disposizione. Buon viaggio!

Fulvio 14/08/2016 - 10:21

Buongiorno. Possono essere presi contemporaneamente Diamox e Reishi per il mal di montagna? Devo andare nel nord Argentina e in Bolivia. Grazie. Cordiali saluti

Filippo 15/08/2016 - 00:07

Il Reishi è un fungo il cui principio attivo (acido ganoderico) assomiglia alla molecola di uno steroide (anche se non lo è). Non ci sono controindicazioni nell’assunzione contemporanea di Diamox, anche se l’effetto del Reishi non aggiunge nulla a quello del farmaco (se non un’ulteriore spesa di denaro in erboristeria).
Credo sia meglio scegliere se prevenire e curare il mal di montagna con i farmaci ufficiali o preferire i rimedi erboristici.

Francesco Gasperoni 02/08/2016 - 18:25

Grazie infinite per la risposta. Il medico curante mi aveva consigliato di assumere il Diamox solo all’insorgenza dei sintomi ma non mi risultava. È quindi consigliato assumere 2 pillole al giorno secondo a partire da 24 h. prima di raggiungere la quota e proseguire la profilassi x tutta la durata della permanenza in quota. Tanto più che la quota varierà, aumentando, durante l’itinerario pianificato. Mi confermi per favore se quanto sopra è corretto e grazie ancora x il prezioso aiuto.

Filippo 05/08/2016 - 12:05

Sì, confermo. Prevenire è meglio che curare. Buona giornata!

Francesco Gasperoni 01/08/2016 - 18:04

Il Diamox può essere assunto anche come prevenzione (se si dal momento in cui si raggiunge alta quota o 1/2 gg prima?) o solo all’insorgenza dei sintomi? Raggiungerò il Ladakh in volo e non avrò molto tempo per acclimatarmi, farò turismo e non trekking. Grazie x la risposta!

Filippo 02/08/2016 - 08:39

L’acetazolamide va assunta come prevenzione almeno 24 prima della salita in quota. Beninteso che non è una panacea, ma aiuta sia a curare che a prevenire la comparsa dei sintomi (specialmente di quelli più gravi). Non esiste farmaco con efficacia 100% per il mal di montagna (anche perché i sintomi sono campanelli d’allarme fisiologici e variano moltissimo da persona a persona), ma il Diamox è risultato essere il farmaco con maggior effetto profilattico.

Luigi 01/04/2016 - 13:19

Grazie Filippo per le informazioni. Per esperienza personale ogni volta che supero i 3000 m ho sempre problemi, con sintomi di indebolimento, difficoltà a stare in piedi, nausea. Normalmente ho la pressione un pò bassa e mi chiedevo che questo fatto influisce con la quota. Non ho mai provato il Reishi e penso che lo proverò. Ho provato tempo fa la Rodiola e sembrava funzionare, in associazione con la spirulina. Alcuni consigliano l’estratto di Ginkgo Biloba, secondo te funziona? Ti dico questo perchè il Reishi è più caro del Ginkgo, però non ho conosco ricerche scientifiche recenti sugli effetti del Ginkgo con la alta quota e sulla sua reale efficia.

Grazie.

Luigi

Filippo 03/04/2016 - 13:04

Ciao Luigi, sinceramente non ho esperienza personale con queste erbe.
Certo con una predisposizione costituzionale all’ipotensione (un fattore protettivo verso le malattie cardiovascolari) i sintomi aumentano esponenzialmente perché il copro fa più fatica ad adattarsi.

Gli studi clinici finora condotti sul Ginko Biloba (doppio cieco placebo vs. ginko biloba) non hanno evidenziato una chiara efficacia sull’uomo (alcuni attribuiscono la colpa alle diverse formulazioni e concentrazioni di principio attivo ginkolide-B in commercio), ma solo sul ratto.
Bisogna dire però che questi studi sono vecchi ed inconcludenti (e forse per questo la sperimentazione si è fermata): probabilmente oggi qualche nuova formulazione con principio attivo più elevato potrebbe risultare più efficace.

Per approfondire:
– Ginkgo biloba for prevention of acute mountain sickness: does it work? van Patot MC, Keyes LE, Leadbetter G 3rd, Hackett PH. High Alt Med Biol. 2009 Spring;10(1):33-43
– Ginkgo biloba does–and does not–prevent acute mountain sickness. Leadbetter G, Keyes LE, Maakestad KM, Olson S, Tissot van Patot MC, Hackett PH. Wilderness Environ Med. 2009 Spring;20(1):66-71
– Ginkgo biloba and acetazolamide prophylaxis for acute mountain sickness: a randomized, placebo-controlled trial. Chow T, Browne V, Heileson HL, Wallace D, Anholm J, Green SM. Arch Intern Med. 2005 Feb 14;165(3):296-301.

Elisa 21/12/2015 - 15:16

Mi permetto di segnalare un errore piuttosto grossolano a proposito della quantità di ossigeno in alta quota: è assolutamente falso che la percentuale di ossigeno a 3500m sia del 16%, poichè a qualsiasi altitudine le percentuali di gas presenti nell’atmosfera sono sempre assolutamente le stesse. Anche in cima all’Everest l’ossigeno è il solito 21% come a livello del mare, quello che cambia è la pressione atmosferica e quindi la capacità di scambio di ossigeno a livello degli alveoli polmonari con i globuli rossi del sangue.
Trovo anche che la trattazione del tema sia piuttosto semplicistica, il mal di montagna può causare edemi celebrali mortali e non è semplicemente prendendo un diuretico che si scongiurano. Oltretutto esperienze pregresse, anche a quote molto elevate, non forniscono nessuna garanzia di “immunità” futura alle condizioni di alta quota. Detto in altre parole, in mal di montagna viene anche ad alpinisti esperti e allenati!

Filippo 25/12/2015 - 12:37

Grazie per la segnalazione.
Sui miei libri di medicina l’argomento è trattato in più di 50 pagine insieme ad altre fonti più aggiornate trovate in internet e PubMed e alla mia esperienza personale (è in fondo pur sempre un blog di viaggi, non un trattato di medicina), delle quali mi son permesso di farne un piccolo riassunto terra-terra per i viaggiatori che per la prima volta intendono avventurarsi a quote elevate.
Sulla percentuale di ossigeno ha ragione lei, le percentuali non cambiano, ma la rarefazione dei gas fa sì che la quantità di ossigeno simuli una FiO2 inspirata ad ogni atto inspiratorio del 16% a livello del mare. Se, come giustamente mi fa notare, si aggiunge una pressione atmosferica inferiore, il gradiente Patm-Palv diminuisce, ostacolando lo scambio di O2 a livello alveolare.
Il diuretico è una delle soluzioni d’emergenza al mal di montagna acuto: aumentando la concentrazione di globuli rossi nel sangue (e determinando così un aumento dell’ematocrito) da un lato facilita lo scambio alveolare, dall’altro previene la comparsa dell’edema cerebrale; d’altra parte l’aumento dell’ematocrito e la diminuzione della pressione arteriosa può essere controproducente nei pazienti cardiopatici, per i quali è consigliato un acclimamento graduale possibilmente senza ricorrere all’uso di farmaci.
Vero anche che le esperienze precedenti non garantiscono nessuna immunità futura: le condizioni fisiche e cliniche delle persone mutano nel tempo, soprattutto a distanza di decenni e, a volte, anche a distanza di pochi mesi, magari in maniera subdola (spesso la diagnosi di ipertensione arteriosa avviene casualmente, magari misurandosela per scrupolo dal farmacista).

Cecilia 17/05/2015 - 02:49

Per il mal di montagna ed di trasporti, ce una capsula molto buona ed Naturale fatta di piante come la Muña, coca, guaraná e jengibre. non a acido acetilsalicilico (aspirine) per i allergici, ed non fa male a la pancia doppo prenderla. cosi invece di prendere una infusione puoi portare queste capsule che sono molto buone. guarda un po questa pagina web http://www.peruinformation.org ed anche http://www.altivital.com .
ciao salutti

Attila 22/04/2016 - 19:03

Dove si trova questo prodotto in Italia ?

Filippo 28/04/2016 - 17:22

Il Punacap o formulazioni similari non esistono in Italia, mentre l’acetazolamide (Diamox) è un farmaco per il trattamento del glaucoma e dell’ipertensione attualmente in commercio: serve però la prescrizione del medico curante.

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