Maneki neko e l’isola dei gatti di Tashirojima

Vi è capitato di notare, al momento di pagare il conto in un ristorante giapponese o cinese, un buffo gatto grassottello posizionato al fianco della cassa che vi sorride alzando la zampina (solitamente quella sinistra)?

Non è un banale soprammobile un po’ kitsch ma si tratta di un maneki neko (traduzione: gatto fortunato) che alzando la zampina sinistra augura al locale l’arrivo di molti clienti.
A volte alza invece la zampina destra che sta ad augurare l’arrivo di denaro.

Insomma, alla fin fine per un ristoratore o commerciante, l’uno vale l’altro 😉

Se in Cina molti sostengono sia prassi quasi abituale mangiare i gatti (io non voglio nemmeno immaginarlo, soprattutto perché in Cina ci sono già stata e ho, ovviamente, anche già mangiato!), di contro in Giappone il gatto è un animale quasi venerato e presente un po’ ovunque nella quotidianità.
Presente però sotto forma di oggetti, decori, sagome, disegni… ma cosa ben più rara è incontrare un gatto in carne ed ossa.

Nonostante il grande amore vesto questi affascinanti pelosi, le case dei giapponesi sono molto spesso troppo piccole per ospitarne decorosamente uno. La vita frenetica del giapponese rende difficoltoso anche trovare il giusto tempo da dedicare ad un animale da compagnia.

Sono nati proprio qui i neko cafè (traduzione: bar dei gatti. Se volete leggere la mia prima esperienza in un cat cafè lituano.) dove, pagando cifre ache piuttosto alte, si trascorre del tempo all’interno di una stanza (purtroppo, spesso, troppo piccola) in compagnia di alcuni (molti) gatti domestici e socievoli.

Di prassi comunque i giapponesi non amano toccarli e coccolarli come facciamo abitualmente noi. Non so, io fatico a comprendere la cosa ma mi è sufficiente verificare quanto li amino, anche se a modo loro.

Se per trascorrere mezz’ora in un neko cafè si spendono anche 10 euro (consumazione esclusa), ben più costoso è recarsi da Sendai all’isola dei gatti di Tashirojima ma, fidatevi di una gattara come me: è una esperienza da lacrime agli occhi e cuore gonfio!

Dopo treno, bus e traghetto, verrete assaliti da una folla di mici dolcissimi, sani e sereni.
Una folta colonia di gatti vive sull’isola. Ha resistito al tremendo tsunami che nel 2011 distrusse il piccolo villaggio di pescatori e oggi vive in armonia con i pochi anziani che non hanno voluto abbandonare la propria terra.

Ammirare i mici a distanza…

Il nostro atteggiamento verso i gatti è stato molto diverso da quello cui sono sempre stati abituati con gli avventori giapponesi. Armati di mascherina sulla bocca e smartphone, loro scattavano foto a debita distanza, noi facevamo a gara di chi riusciva a tenere più mici in braccio contemporaneamente.

Sotto lo sguardo stupito ma anche un po’ divertito dei locali, abbiamo trascorso un’ora di coccole date e ricevute che ci hanno ricaricato per bene l’umore.
Altro che pet therapy, la vicinanza di un gatto per me è come la polverina magica di Pollon!

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Come raggiungere l’isola dei gatti di Tashirojima da Sendai

Innanzitutto controllate gli orari dei traghetti che collegano l’isola a Ishinomaki (石巻市).

La linea Ajishima Line effettua tre viaggi da e per Tashirojima ( 田代島 ) al giorno da Ishinomaki (石巻市 ) a Nitoda ( 仁斗田 ) il villaggio principale, ma se non avete intenzione di pernottare sull’isola (esistono due guesthouse ma vanno prenotate telefonicamente in giapponese – 0225-95-1111-3533), gli orari utili per l’andata sono alle 9:00 o alle 12:00 e per il ritorno 14:12 o 15:33 (controllate qui per aggiornamenti), con minimi ritardi in caso di maltempo.

Il traghetto per Tashirojima

Sull’isola alcuni traghetti fermano anche a Odomari (大泊), un piccolo porticciolo con tre case, e quindi a Nitoda (仁斗田), il paese principale (60 abitanti umani e 200 pelosi).

La traversata dura un’ora ed è sconsigliata a chi soffre il mal di mare: siamo pur sempre in aperto oceano pacifico con un battello per meno di 100 passeggeri.

Sulla base degli orari che avete scelto, cercate il treno per Ishinomaki della linea JR Tohoku (gratuito con JR Pass), prediligendo i “Rapid” (54 min) altrimenti il viaggio si potrebbe trasformare in un’epopea di oltre 90 minuti con fermate a tutte le stazioni.

Il livello dell’onda dello tsunami 2011

Dalla stazione JR di Ishinomaki dovrete poi raggiungere il porto (Ajishima-line-mae) o con il bus numero 3 (perfettamente calcolato per farvi arrivare in orario – 250¥ andata e 180¥ al ritorno perché fa un giro più breve), o con una corsa in taxi (circa 1000¥, obbligatoria se tornate con l’ultimo traghetto delle 15:33) oppure con una lunga passeggiata (30-40 minuti) tra le rovine dello tsunami del 2011.

Ishinomaki è stata la città più devastata da quella tragedia e ancora oggi la zona del porto mostra le sue cicatrici: delle case in legno tradizionali non rimangono che le fondamenta, mentre su quelle in mattoni, rimaste miracolosamente in piedi, si può facilmente immaginare la potenza distruttiva di quell’onda.

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