La mia avventura nel Salar de Uyuni

E va bene lo ammetto, non fa onore ad un viaggiatore ma credo di aver scelto la Bolivia come meta del nostro viaggio esclusivamente per il Salar de Uyuni. Le prime immagini le ho viste sul profilo Facebook di una vecchia amica. È stato amore all’istante ma dopo aver indagato meglio in rete è cresciuta quasi una vera e propria necessità di andarci di persona!

A distanza di 6 mesi si è insediato nella mia mente un ricordo indelebile. Era la perfezione. Uno di quei posti che ti trasmettono una soddisfazione e un appagamento che rendono giustificato ogni sacrificio.

Giochi di prospettive al Salar

Sì, perché il tour nel Salar non è una passeggiata, ammettiamolo! Spesso mi sono trovata a fronteggiare difficoltà quasi più grandi di me. Forse in alcuni attimi ho anche dubitato ne valesse la pena, come la gelida notte nel rifugio a 4400m slm.

Dopo aver superato blocchi del traffico, voli soppressi, hotel chiusi, tour sospesi con annessi pianti disperati e telefonate in uno spagnolo stentato, non mi avrebbe fermato più nulla.

La Laguna Colorata

Quella mattina, accompagnati dal perenne dubbio e con un paio d’ore di ritardo si sale finalmente sulla nostra jeep in compagnia di un italiano e una australiana – marito e moglie conosciuti la sera prima sul volo da La Paz a Uyuni – un tedesco che viaggia da solo per il Sudamerica e una spagnola ormai residente in Bolivia.
Il nostro tour si svolgerà nel senso contrario per giungere alla città di Uyuni, bloccata dai manifestanti, soltanto al rientro, due giorni dopo.

A pranzo con i lama

La jeep è abbastanza nuova, comoda se non si capita sugli ultimi sedili posteriori dove le ginocchia picchiano contro il mento. Ci scambiamo spesso di posto per non infierire troppo sul malcapitato di turno.
La vita sul mezzo è strana, pare di trovarsi in un limbo, sospesi nel vuoto. Si mangia, si beve, si chiacchiera, si dorme.
Ecco, si dorme, appena si può, si dorme.

I drastici sbalzi di temperatura tra il dentro e il fuori stordiscono e sfiancano. In auto fa molto caldo, c’è condensa e si resiste a fatica con il maglione addosso. Poi l’autista d’un tratto si ferma, siamo arrivati ad una sosta e ci si veste in fretta e furia con tutto quello che si trova. Guanti sciarpa, giaccone invernale, cappello peruviano: fuori possono esserci anche -13 gradi, quando c’è il sole!

Il Cimitero dei Treni

Valles de Rocas

Si parte subito con forti emozioni. Colori e paesaggi fuori dal mondo come l’incredibile Cimitero dei Treni o la Valles de Rocas.
La giornata è limpida da far bruciare gli occhi, il cielo blu si scontra col beige della sabbia e delle rocce dalle forme stranissime.
Le fotografie sembrano quadri, scattate nel silenzio più totale, con la sola compagnia di qualche lama, ogni tanto, che ci guarda con indifferenza.

Un mate de coca per cercare di scaldarci

Con il blocco dei tour dovuto allo sciopero, gran parte dei pochi ostelli dedicati ai turisti sono chiusi e troviamo, non senza difficoltà, l’ultima camera disponibile in un rifugio a 4400m slm.
L’edificio è spartano che più spartano sarebbe un pollaio. Un lungo corridoio con finestre dai vetri crepati ospita tavoli e panche dove ci possiamo scaldare con un mate de coca: l’unica stufa è spenta! Nei tavoli a fianco, viaggiatori da tutto il mondo, ma decimati. Molti di loro, tra cui ragazzi giovani grandi e grossi, sono ko a letto, abbattuti dal mal di montagna.
(Qui Filippo vi consiglia come prevenire il mal di montagna.)

Sei camerate, da sei letti in cemento ciascuna, hanno in comune due latrine, solo parzialmente al coperto, senza porte nè luce. Un unico piccolissimo lavandino sarà però inutilizzabile la mattina a causa dell’acqua ghiacciata nelle tubature.
Ceniamo in fretta con brodo caldo (in realtà è rimasto caldo giusto per 2 minuti) e spaghetti al sugo rosso gelidi.

La nostra camerata all’hostal

Gelide anche le spesse coperte di alpaca in dotazione su ogni letto, zuppe di umidità. Abbiamo con noi i sacchi a pelo noleggiati ad Uyuni, e ve lo consiglio “caldamente”, ma non sono sufficienti.
Ci mettiamo subito a letto indossando tutto quello che abbiamo con noi, giaccone e guanti compresi. Io e Filippo proviamo anche a stare vicini nello stesso letto ma dopo alcune ore di veglia mi sento soffocare, schiacciata dal peso di quelle coperte e preferisco patire un po’ (??) di freddo ma respirare a pieni polmoni.

La notte non chiuderà occhio nessuno. Chi per il freddo, chi per l’altitudine che gli ha provocato vomito tutta notte. Ecco, molto utile è anche una pila da posizionare sulla fronte, per tutte le evenienze!
Noi tutto sommato ce la siamo ancora cavata bene con un gran mal di stomaco da cattiva digestione. Ma siamo pronti, un po’ provati, ad affrontare la seconda giornata!

Tra i fumi dei geysers

La Laguna Colorada

Fenicotteri alle Lagune

Raggiungiamo l’auto con una sferzata di vigore data dai -19 gradi. E’ buio pesto e a fatica riconosciamo la nostra jeep e i nostri compagni. Si ricarica sul tetto la valigia, si riparte e l’alba arriva in fretta.
Scendiamo ai geyser e il clima è già molto più tollerabile con -13 e i gas puzzolenti, ma caldi, che ci avvolgono.
Passeremo l’intera giornata tra lagune dai mille colori e centinaia di fenicotteri. Il sole è sempre splendente e i riflessi sull’acqua corrispondono perfettamente alle immagini più suggestive viste sul web o sulle guide.

Si prepara il pranzo nella jeep

Il pranzo, come il giorno precedente, viene cucinato e servito direttamente dal bagagliaio della jeep.
Si mangia in piedi, all’aperto, o rannicchiati su qualche roccia provvidenziale.
Il cuoco è il nostro autista, Alberto, che, conservando tiepido qualcosa dal rifugio, ci prepara ogni volta un piatto diverso: riso con verdure, bistecca di alpaca, pasticcio di patate e queso. Un frutto e una bibita, si fa su tutto e si riparte!

La viscacha

La bellissima volpe

Le vigogne

Oggi la pausa è speciale perché incontriamo alcune viscache incuriosite e golose dei nostri avanzi. Sono animaletti bellissimi di cui non conoscevo l’esistenza. Somigliano a panciute lepri ma sono agilissime nel saltare da una roccia all’altra e hanno pelo e coda simili al cincillà.

Poco più avanti ci viene incontro all’auto anche una bellissima volpe. Pareva davvero morbida… Ci guarda speranzosa e non si fa pregare per addentare il tozzo di pane che Alberto le lancia.
Non moltissimi animali popolano queste terre difficili. Oltre ai lama che pascolano vicino alle poche abitazioni, e alle vigogne protette dalla legge, troviamo centinaia di fenicotteri rosa, di un rosa accesissimo, che sostano e svolazzano tranquilli nelle lagune, soprattutto nelle acque della Laguna Colorata.

Hotel di sale

La seconda notte è tutta un’altra musica e ammetto di essermela goduta decisamente di più.
Ci ospita l’hotel di sale appena fuori dal Salar che ha sì temperature basse ma perfettamente tollerabili con del buon mate de coca bollente e un poncho locale in alpaca!

Anche qui la notte è stato utile il sacco a pelo ma abbiamo dormito egregiamente e con un abbordabile supplemento potrete avere una stanza doppia privata. Questo hotel ha pareti in mattoni di sale e tre dita di sale grosso in terra. Ha un fascino tutto speciale!

Il gruppo all’alba nel Salar

Al mattino, di nuovo levataccia alle 5 ma fuori ci attende una vista imperdibile: l’alba nel salar.
Un sole rosso fuoco si fa strada nel buio più totale e colora di rosa e arancione il terreno bianco e crepato.
Poi i colori aumentano: c’è del blu, del viola, del fucsia… è una magia unica e impossibile da descrivere!

Isla Incahuasi

Raggiungiamo in jeep l’Isla Incahuasi per una colazione sul tavolo di sale ad ammirare questa sconcertante isola rocciosa (anzi, è più giusto dire ex-isola) interamente ricoperta di cactus alti 4/5 metri. Sono così alti che, a dir la verità, non so dirvi quanto! E le spine perfettamente proporzionate!
Un vento gelido soffia sulla cima, che ti lascia sbigottito perché è difficile abbinare “gelo” a “cactus” e poi chiamare anche “isola” un posto dove non c’è l’acqua.

In effetti, seduta là sopra, nel perenne silenzio, quella bianchissima e cangiante distesa di sale sembra un po’ un mare piatto, calmo, che ti tiene isolato da tutto il resto del mondo.

Le ore trascorse al Salar sono state tra le più emozionanti e divertenti dei miei viaggi. La compagnia è affiatata e ci dilettiamo nelle consuete foto goliardiche che sfruttano la prospettiva e catturano salti acrobatici.

Il paesaggio lunare a tratti ci rapisce. Ogni tanto mi fermo a guardare il vuoto con le labbra socchiuse.
Non sento nulla, non vedo nessuno. Il bianco del sale è tutto intorno e sotto di me. Sopra, un cielo azzurro col sole accecante.
Sonno, freddo, fatica scompaiono. Guardo dallo schermo della fedele compatta le foto appena scattate e resto incredula.
Le guardo ora a casa e scende una lacrima. Ma sono davvero stata in un posto così magnifico?

 

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9 comments

Emanuele 05/07/2016 - 09:53

Ciao Greta! Bellissimo viaggio! Ho appena preso un volo per settembre destinazione La Paz, siamo in 2..
Non vediamo l’ora! Posso chiederti a quale agenzia ti sei rivolta per il tour nel Salar, Lagune, ecc..? Grazie mille!

Filippo 05/07/2016 - 12:42

Ciao Emanuele, purtroppo non mi ricordo il nome dell’agenzia (non aveva né un sito web, né biglietto da visita, solo un indirizzo email che non trovo più).
Ad ogni modo tutte le agenzie di Uyuni offrono lo stesso tour a prezzi differenti a seconda delle sistemazioni (considera che i rifugi a Laguna Colorada sono uguali per tutti).
In virtù di uno dei numerosi “bloqueo”, informati bene quando arriverai in Bolivia se ce ne sono, che aveva bloccato l’accesso al Salar (sgonfiavano/tagliavano le gomme a chi osava entrare) avevamo trovato un agenzia di Uyuni “autorizzata” quando eravamo a La Paz, pagando poco di più ma con la garanzia (al 90%) di pick-up all’aeroporto (ho visto turisti farsi 3 km con le valigie di notte a -4°C per arrivare all’hotel) e tour nel Salar di 3 giorni (molti son rimasti a piedi). Ci va fortuna.
[Riferimento Sig. Angela all’hotel Posada de L’Abuela a La Paz, Linares (vicino Sagarnaga)]

Giorgio 10/04/2016 - 22:11

A ritroso in che senso? Nonriesco a capire da che paese siete partiti e come lo avete raggiunto, grazie per le info.

Greta 11/04/2016 - 11:18

Ciao Giorgio. In quei giorni Uyuni era bloccata dai manifestanti che non permettevano alle jeep di partire. Abbiamo lasciato il Salar per ultimo e il tour è iniziato dal cimitero dei treni e dal deserto. Di solito i tour le affrontano invertite, queste tappe. Qui trovi tutto: https://www.thegretaescape.com/blog/tour-di-3-giorni-salar-uyuni/ Saluti. 🙂

Chiara 28/02/2015 - 17:18

Mi vanto di essere colei che ha per prima ispirato il viaggio di Greta 🙂
La Bolivia è un Paese ancora lontano dall’essere tra le prime mete scelte dai turisti per i loro viaggi, ma una volta che ci si trova in questa terra non si può non rimanere ammaliati dalla sua bellezza. Il Salar, come molti posti in Bolivia, danno al turista la possibilità di riscoprire l’intimo contatto uomo-natura, immergendosi negli incredibili paesaggi dai colori mozzafiato. Per non parlare delle sue 36 etnie che rendono questo Paese interessantissimo anche dal punto di vista culturale.
Complimenti a Greta e Filippo per il loro viaggio e per i preziosi consigli per chi vorrà intraprendere questa fantastica avventura andina. Chiara

Greta 28/02/2015 - 18:04

Ma che bella sorpresa Chiara! Sono felicissima che tu abbia voluto lasciare un tuo commento, la tua impronta su un Paese che conosci così bene. Grazie ancora carissima!!

Oggi andiamo a prendere il sale: con Silvia in …… Bolivia! | La Gazzetta di Pistoia 09/01/2015 - 10:59

[…] ad oggi non ne conoscevo neanche l’esistenza! Poi, tramite un post su facebook ho scoperto La mia avventura nel Salar de Uyuni della travel blogger Greta […]

dueingiro.blogspot.it 09/01/2015 - 10:34

Bellissima Bolivia! Quando siamo stati ad Addis Abeba ci è venuto il pallino di scoprire quale fosse la capitale più alta al mondo, (ci scusiamo per l’ignoranza ma non lo sapevamo…) abbiamo saputo che è La Paz, in Bolivia e ci siamo informati un pochino…sembra davvero uno Stato unico al mondo. Complimenti per la scelta !

Greta 09/01/2015 - 11:08

E’ tutta da scoprire. Ero partita con in testa il Salar e mi sono ritrovata davanti moltissime cose splendide. Se può interessarti, qui ho parlato dei nostri giorni a La Paz: https://www.thegretaescape.com/blog/la-paz-capitale-bolivia/ Grazie di esser passati!

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