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La Battaglia delle Arance al Carnevale Storico di Ivrea

by Filippo

Stanco, sporco, un occhio nero, spalle e braccia doloranti, un desiderio di non voler più vedere né mangiare un’arancia almeno per un anno e nel cuore felicità, soddisfazione e orgoglio di esser Piemontese ed aver lottato fino alla fine!
Questi erano i sentimenti che ci accompagnavano nel viaggio di rientro (e per i successivi giorni) dalla nostra prima esperienza da Aranceri al Carnevale Storico di Ivrea.

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Al termine della Battaglia

Era il 2008, ma lo ricordo come fosse ieri.
Da tempo progettavamo di partecipare come protagonisti, non come pubblico, al Carvalè.
Grazie a Giorgio e al supporto logistico di Alessandro, eporediese doc il cui padre è stato tra i fondatori degli Aranceri Pantera Nera, scegliamo la squadra (sono 9 in tutto): Aranceri Asso di Picche, la più antica e, forse, anche la più organizzata in quanto era l’unica che affittava la divisa per i tre giorni di “lanci”.

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Preparativi a casa di Alessandro, ancora puliti e integri!

Giungiamo insieme a Gabriele e Giorgio a casa di Alessandro intorno a mezzogiorno di domenica, primo giorno di battaglia.
La tensione, iniziata già giorni prima, tocca il culmine nel momento in cui indossiamo le divise e i nostri foulard (e, illuminante idea mia, gli stivali di gomma!) e ci dirigiamo, sotto gli occhi riverenti del pubblico che giunge da tutto il mondo, verso la nostra zona di lancio: la Piazza del Municipio, o della Città. Muraglioni di 2 metri fatti di cassette di arance e reti separano la zona di tiro dal pubblico, munito del cappello frigio.

Sapevate che chiunque non indossi il capello rosso, per legge, durante i lanci e nella zona del centro storico, può divenire bersaglio degli aranceri, senza possibilità di sporgere alcuna denuncia?
Siamo in anticipo, non vogliamo perderci nemmeno un attimo della giornata di festa.

Il ponte del Borghetto

Il ponte del Borghetto

I riti del carnevale, a dire il vero, erano iniziati già dal Giovedì Grasso con la Preda in Dora: il Podestà (sindaco) lancia nel fiume un sasso, simbolicamente preso dal Castellazzo, e pronuncia la frase “Hic facimus in spretum Marchionis Montisferrati”, dando il via ai festeggiamenti.

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Pile di casse di arance in Piazza della Città

Alle 13 assistiamo alla sfilata dei Pifferi e Tamburini che è il preludio alla battaglia delle Arance e nel frattempo si compiono i riti di iniziazione dei novellini (noi compresi): ci si inchina a carponi e i compagni di squadra ci lanciano un’arancia sulla nuca! Non sarà l’unica della giornata, ahinoi!
Il Carnevale è affascinante proprio per il suo complesso e rigido rituale.

Per gli eporediesi inizia il giorno dell’Epifania con la nomina del Generale, che rappresenterà il capo a tutti gli effetti della città nei giorni del carnevale.
La tradizione del Generale e dello Stato Maggiore risale al 1808, anno in cui i riti del carnevale vennero regolamentati dall’esercito napoleonico in quanto, per tradizione, in quei giorni scoppiavano immancabilmente tafferugli tra gli appartenenti ai 5 rioni della città (San Maurizio, San Lorenzo, Sant’Ulderico, San Salvatore e San Grato).
La nomina avviene da parte del Sostituto del Gran Cancelliere, figura rappresentata dal più anziano dei notai della città.

Gli Abbà del 2008 - C Leonardi

Gli Abbà del 2008 – © Leonardi

Altre figure di spicco, oltre alla protagonista indiscussa, sono gli Abbà: 10 bambini (2 per ogni rione) che, nel “mondo alla rovescia” tipico del Carnevale, assumono scherzosamente la carica di comandante della milizia del Libero Comune.

La bella Mugnaia - C a. Avetta

La bella Mugnaia – © A. Avetta

Il corteo Storico è chiuso dal carro dorato della bella Mugnaia, la regina del carnevale, la cui identità (mantenuta diligentemente segreta) viene svelata al popolo solo il Sabato Grasso.
La leggenda medievale narra che il tiranno della città, il Marchese del Monferrato, pretese lo ius primae noctis della bella Violetta, figlia del mugnaio, sollevando la protesta di tutta la città.
La scaltra Mugnaia, costretta a passare la notte al Castellazzo, riuscì però a far ubriacare il Marchese e lo uccise nel sonno decapitandolo e dando inizio così al tumulto popolare che portò alla liberazione di Ivrea.

La battaglia ha inizio

La battaglia ha inizio!

Terminato il corteo, in lontananza si odono le prime grida di battaglia provenienti dalle altre piazze (la nostra è la quarta di 5 zone di lancio ed è condivisa con la squadra degli Aranceri della Morte), la tensione sale ed arriva il primo carro.
Abbiamo le saccocce piene di arance fresche (se pensate sia uno spreco, sappiate che per legge sarebbero tutte da destinare al macero), e un mix di paura e voglia di cominciare a lottare.
Sia noi (il popolo) che i carristi (che rappresentano gli scagnozzi del tiranno, inviati a sedare i tumulti) lanciamo inizialmente con tutte le nostre forze e foga! E ce ne pentiremo: già dopo pochi minuti, al quinto carro, siamo tutti spossati e doloranti, vuoi per lo sforzo, vuoi per le arance prese.

I lanci dai carri

I lanci dai carri

Ma da qui inizia il bello, la battaglia si fa più spregiudicata e si vedono le azioni di impavidi Picche che si immolano per andare a tirare (e prendersi in testa) arance proprio sotto il carro!
Tocca a noi tre, incitati dai compagni, e non ci tiriamo indietro!
Più che la botta delle arance sulla testa (per fortuna non erano gelate ed erano molto mature), sono gli schizzi acidi negli occhi il peggio!
Io, per non esser da meno ho fatto l’en-plein: arancia piena nell’occhio che mi è rimasto rosso dentro e nero fuori per giorni!

Al termine è un'impresa stare in piedi sulle bucce

Al termine è un’impresa stare in piedi sulle bucce!

Due ore di battaglia, poi un fatto storico e mai visto ad Ivrea: ci scambiamo di posto con gli Arduini (Aranceri dello Scorpione), amici storici dei Picche, che dividono piazza Ottinetti con i nostri nemici: gli Aranceri dello Scacco.
Sfiliamo tutti uniti contando cori da stadio contro gli odiati nemici e, nella via centrale, incrociamo gli Arduini con cui si fa festa: gente mai vista che canta e ci abbraccia come se ci conoscessimo da una vita!

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I Picche invadono Piazza Ottinetti al Carnevale 2008

In piazza Ottinetti nessuno avrebbe immaginato il da farsi, nemmeno i compagni più esperti: eravamo pronti a battagliare lanciando arance direttamente contro gli Scacchi…
I capisquadra ci vietarono di farlo (meno male!) dicendo che il popolo deve rimanere comunque unito contro il tiranno e noi Picche dobbiamo solo insegnare agli Scacchi come si lancia.

La prima giornata di tiri è quasi finita e sta diventando buio; per gli ultimi 10 carri stringiamo i denti e impegniamo tutte le forze residue.
Anche i carristi lo sanno, ma sono ormai spossati e, più che lanciare, lasciano cadere arance dall’alto del carro: buon per noi, non abbiam pietà contro la tirannide! Si mira alle loro teste!

Lo scarlo in Piazza della Città - C F. Lavarino

Lo scarlo in Piazza della Città – © F. Lavarino

Sfila il corteo dei Pifferi e Tamburini che chiude questa prima giornata di lotta.
Purtroppo per motivi di lavoro, devo saltare le altre due. Solo Giorgio avrà la forza di tornare il Martedì Grasso per il rito conclusivo.

Dopo la battaglia, gli Abbà appiccano il fuoco agli Scarli dei 5 rioni (delle alte pire con un palo al centro) sotto gli occhi del Generale: a seconda della direzione e della velocità di propagazione delle fiamme se ne traggono buoni auspici.
Dopo aver bruciato tutti gli scarli nelle 5 piazze dei rioni, il Generale scende da cavallo e ritorna a piedi, accompagnato da una goliardica marcia funebre suonata dai Pifferi, verso la Piazza della Città dove riconsegna il potere al sindaco e completa il rito pronunciando la frase conclusiva.

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I Picche esausti al termine del Carvalè – © Reuters

L’Asso di Picche quell’anno vinse il premio come miglior squadra (erano 12 anni che non vincevano nulla) e noi, con le nostre braccia, fummo fieri di aver contribuito a costruire quella storica vittoria!
Un’esperienza unica che un giorno vorrò rivivere interamente, anche se certamente con il passare degli anni viene sempre un po’ meno la spregiudicatezza e la voglia di pericolo, per poter dire anch’io alla fine: Arvëdse a giobia ‘n bot!*

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* ”Arrivederci a giovedì all’una!”, è la frase che il Generale pronuncia dopo aver consegnato le chiavi della città al sindaco di Ivrea, dando appuntamento al prossimo Giovedì Grasso.

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4 comments

Pietro 08/02/2018 - 09:47

Super consigliato, questo carnevale almeno per una volta nella vita va visto. Una volta arrivati al Carnevale di Ivrea si viene catapultati in una atmosfera magica fatta di colori, musica e tanto divertimento. Occhio alle arance, proteggetevi in modo adeguato!

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Filippo 11/02/2014 - 22:00

Dai che me la son cavata solo con un occhio nero! 🙂
Simone, se vuoi l’anno prossimo andiamo (per il 2014 tocca saltare perchè siamo a Cuba in quei giorni…)! 🙂

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CatturaAttimi 11/02/2014 - 11:03

una delle cose che mi attira da sempre… anche se pericolosa 🙂

belle le foto ed interessante la descrizione!!!!

ciao

simone

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Greta 11/02/2014 - 16:16

Grazie Simone!
Filippo lo adora e a fatica lo tengo lontano dal ripetere l’esperienza.
E’appassionante ma, come hai giustamente detto tu, abbastanza pericolosa. E’ facile farsi male.
🙂

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