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Savoca, il borgo siciliano set de “Il Padrino”

by Greta

La mattinata trascorsa a Savoca è stata la prima piacevolissima sorpresa del mio viaggio in Sicilia. Già in auto, risalendo le ripide colline rocciose ancora colme di vegetazione primaverile, il mio entusiasmo comincia a salire. Sto raggiungendo uno dei borghi più belli d’Italia!

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Da Savoca si vede il mare

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La divertentissima Ape di Giancarlo

Ci fermiamo nella piccola piazzetta che, con un’ampia balconata, si affaccia sulla valle fino a farci vedere il mare. Il sole è caldo e il vento si è finalmente placato.
Giancarlo ci invita a salire sul suo originalissimo mezzo: un’Ape Clessino agghindata a festa con divanetti e tende parasole, perfetta per scorrazzare i turisti lungo le ripide stradine di Savoca. Inutile dirvi quanto mi sia divertita su quel chiassoso e speciale taxi!

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La chiesa di San Nicolò

Savoca è il borgo siciliano dove è stato girato “Il Padrino.

Dovete sapere che questo piccolo borgo deve la sua notorietà a Francis Ford Coppola, il noto regista, che nel 1972 lo scelse come set – insieme al vicino paese di Forza D’Agrò – di gran parte delle scene siciliane del film “Il Padrino” (The God Father) con Al Pacino.
Tra le riprese più suggestive vi sono quelle alla chiesa di San Nicola, davvero bellissima e imponente su di una rupe che domina la valle. L’edificio, interamente merlato, somiglia molto ad un castello.
Inoltre potrete bere un caffè proprio al bar dove il protagonista incontra il padre della futura sposa!

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Le arance di Savoca

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Il borgo sospeso sul baratro

Nel 2007 Savoca è stata di nuovo scelta come set ma questa volta di una fiction televisiva prodotta dalla RAI: “La vita rubata”.
Mentre proprio il mese scorso, il bar Vitelli è stato il set del nuovo spot pubblicitario della Birra Moretti, con la regia di Rocco Papaleo e la partecipazione di Orso Maria Guerrini.

Un posto famoso, non credete?! 🙂

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Alle mie spalle, la chiesa dell’Assunta

Tra un sali-scendi e l’altro, percorrendo le strette viuzze ciottolate, ci troviamo di fronte alla chiesa madre di Savoca, dedicata all’Assunta. La sobria chiesa custodisce una stanza speciale, alla quale purtroppo non abbiamo accesso.
Al di là della porta chiusa e ben allarmata si trovano due rampe di scale. Verso l’alto si raggiunge la cima del campanile, verso il basso si entra nello “scolatoio”. Il nome di per sè non mi dice nulla, ma quando viene seguito dalla spiegazione, inorridisco giusto un attimino…

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La vecchia cripta dei Cappuccini

In questa speciale stanza sotterranea venivano anticamente trattati i cadaveri per la mummificazione.
Il processo prevedeva un bagno in acqua, aceto e sale per asciugare i tessuti e successivamente venivano praticate alcune incisioni nei punti giusti per fare defluire gli organi e i liquidi fisiologici. Da qui il termine “scolatoio”. Un particolare sistema di aerazione permetteva a questi corpi di asciugarsi rapidamente, nel giro di 20 giorni circa.
Dopo questo trattamento, i corpi disseccati venivano vestiti e portati nella cripta dei cappuccini, un edificio poco distante, e lì conservati per il culto familiare.

Non posso negare di aver provato un certo ribrezzo durante l’affascinante racconto del processo di mummificazione. Bisogna però osservare che centinaia di scolatoi e cripte mortuarie, annessi a chiese e conventi in Sicilia e in tutto il meridione, testimoniano ancora quanto fosse diffusa questa pratica. Ricordiamo come il culto dei morti, già forte in età classica e vissuto come memoria e rispetto degli antenati, abbia assunto forme molto particolari durante il viceregno spagnolo, mosse da una naturale e religiosa devozione.

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Come si presenta oggi la cripta

Nella chiesa di San Francesco, proprio sopra alla cripta, Fabrizio, archeologo, inizia il racconto. Fu proprio l’Ordine dei Cappuccini, in Sicilia, a farsi carico della conservazione dei corpi. Le tecniche di mummificazione furono probabilmente acquisite dalle popolazioni precolombiane del Sudamerica.
Nel seicentesco complesso dei Cappuccini di Savoca si conservano attualmente ben 37 corpi mummificati, vestiti con gli abiti dell’epoca. Si tratta di prelati, monaci e notabili del paese che ne hanno segnato la vita tra la fine del ‘700 e l’Ottocento post-unitario, quando questa pratica fu vietata.

Queste nozioni sono frutto di puntuali e dettagliati racconti del dott. Fabrizio Trentacoste, archeologo di Enna e mio ottimo compagno di viaggio durante questo tour dei borghi siciliani.
Fabrizio considera molto utile ed interessante questa visita un po’ speciale. Ritiene che ci racconti un pezzo della nostra storia recente e che ci rammenti la morte. Gli piace pensare che siano proprio quelle mummie a guardare noi con orrore e che, chiuse le porte, continuino a parlare e ad occuparsi delle vicende del paese.

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Una villa a Savoca

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Il panorama della valle

Una curiosità: in occasione della rappresentazione del Martirio di Santa Lucia, ruolo principale è rivestito da u Diavulazzu, personaggio che indossa un’antica e spaventosa maschera di legno. Secondo la leggenda, proprio questa maschera venne intagliata da un pastore savocese verso il XVI secolo.
Il diavolo in persona apparve al pastore dicendo: “veru eti ca iò sugnu lariu, ma tu troppu lariu mi facisti!” (Trad: è vero che io sono brutto, ma tu fin troppo brutto mi hai riprodotto!). Il povero pastore, per la paura, morì.

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L’Abbazia dei SS Pietro e Paolo

A pochi chilometri da Savoca troverete il monumento più significativo della storia e della civiltà della valle: l’abbazia dei Santi  Pietro e Paolo a Castelvecchio Siculo. Non rinunciate a visitarla!

 

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6 comments

Sicilia sud-est con bambini: da piazza Armerina ad Agrigento 12/07/2014 - 02:04

[…] Un’altra tappa imperdibile di questa parte di Sicilia ce la racconta Greta > Savoca, il borgo de “Il Padrino” […]

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Un pomeriggio fuori dal tempo, a Forza d’Agrò | Il Giornale di Forza d'Agrò 10/07/2014 - 01:04

[…] d’Agrò – Dopo l’interessante mattinata trascorsa a Savoca, il borgo dove è stato girato il famoso film di Francis Ford Coppola “Il Padrino”, giungiamo a […]

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Alessandra 16/05/2014 - 21:37

Grazie Greta che ci fai conoscere una parte di Sicilia un po’ nascosta e fuori dai soliti itinerari!

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Greta 17/05/2014 - 13:57

Grazie a Sicily4Seasons Ale, gli itinerari sono tutti i tuoi!

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Simona 15/05/2014 - 12:59

Anche a Napoli veniva utilizzata la pratica dello “scolatoio” ed ancora oggi nelle vecchie cripte delle Chiese ed in alcuni cimiteri storici si possono vedere i luoghi utilizzati per attuarla…
Bel post Greta, come sempre!!!

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Greta 15/05/2014 - 21:56

Grazie Simo! Diventa facile scrivere un bel post quando si è stati in un bel postO!!

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