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Senegal, giorno 8: tra storia, artisti e code africane

by Federica Beretta

Era il giorno della viaggio all’isola di Gorée, l’avevamo fissato di sabato perchè quella sera avremmo tanto voluto andare a ballare a Dakar, far tardi e visitare la città l’indomani.

Era la gita culturalmente più ricca e più vicina a noi europei, in quanto Gorée affonda le sue origini nella storia del 1400 quando l’uomo ha iniziato a spingersi oltre i confini, a sbarcare lungo le coste dell’Africa e a conquistare questo continente trasformandolo un po’ e sfruttandolo molto.

Il monumento agli schiavi africani posto sull'Isola di Gorée a memoria del genocidio

Il monumento agli schiavi africani posto sull’Isola di Gorée a memoria del genocidio

Gorée era una base strategica passata, nei secoli, di mano in mano dai conquistatori portoghesi a quelli spagnoli, francesi e di nuovo portoghesi e così via. Era diventata l’isola degli schiavi, altro non sapevamo, ma l’attesa era tanta.

I colori sono i protagonisti dell'isola: li troviamo sui muri, sui batik e nei mercati

I colori sono i protagonisti dell’isola: li troviamo sui muri, sui batik e nei mercati

Quante persone può portare un carrapide? Beh. Quante ce ne stanno, dunque incastratevi a tetris all’interno, tenetevi forte e accertatevi che non ci sia una band sul tetto, tra l’altro..!

Appesi alla scaletta, appollaiati sul tetto, incastrati a tetris all'interno, vale tutto sul carrapide

Appesi alla scaletta, appollaiati sul tetto, incastrati a tetris all’interno, vale tutto sul carrapide

In Senegal i mezzi di trasporto sono in condivisione, così come un sacco di altre cose.
Il carrapide affittato da noi era un perfetto passaggio gratuito per tutti coloro che riuscivano ad appendersi sul retro, magari anche a risalire la scaletta, e a scendere arrivati alla loro destinazione. Mi ricordava tanto i vecchi double decker buses di Londra sui quali si poteva salire e scendere al volo dall’angolo sul retro.

La vena artistica di Gorée traspare in ogni angolo, i grió qui hanno trovato casa

La vena artistica di Gorée traspare in ogni angolo, i grió qui hanno trovato casa

La distanza da Malika a Dakar non ha senso misurarla in chilometri poiché il traffico e il dissestamento della strada la rendono molto molto più lunga di quanto non parrebbe ad un primo acchito.
Per la prima volta prendiamo un’autostrada. Ebbene sì, nei pressi di Dakar ce n’è una in costruzione e percorribile per un breve tratto, incredibile: sembra il futuro. Un futuro congestionato durante il quale ti vengono vendute arachidi al finestrino.

L'arrivo a Gorée e l'attracco tra una moltitudine di bagnanti è un'accoglienza alquanto singolare

L’arrivo a Gorée e l’attracco tra una moltitudine di bagnanti è un’accoglienza alquanto singolare

Arrivati al porto di Dakar intorno alle 11 del mattino, scendiamo dal carrapide con scorte d’acqua e crema solare: fa un caldo torrido e ci accampiamo vicino alla fontana dell’acqua pubblica, sarà l’unico punto di rinfresco possibile per le successive 4 o 5 ore.

Lasciamo Lamine, il preside della scuola per la quale siamo volontari, e Laura a fare la coda e noi ci alterniamo, raggiungiamo addirittura un punto wifi free degli uffici portuali e comunichiamo con casa.
Io scrivo alla mia mamma: non la sento da giorni perché tendo ad avere il cellulare sempre spento con l’intento di immergermi nella realtà che mi circonda nel modo più vero possibile.

L'Oceano Atlantico appare infinito dalla casa da cui dipartivano le navi di schiavi verso l'America

L’Oceano Atlantico appare infinito dalla casa da cui dipartivano le navi di schiavi verso l’America

Irrequieti, non capiamo come la gente possa stare sotto il sole cocente così a lungo, uomini, donne e bambini in una coda che non mostra il suo capo e si snoda lungo una spiazzo infinito senza terminare mai. L’asfalto sotto i piedi e i primi segni di bruciatura sulle spalle.

Andiamo a chiedere informazioni alle guardie poste all’ingresso del cortile della biglietteria.
Quel giorno c’è un solo traghetto, le tratte sono dunque dimezzate e i tempi raddoppiati… non abbiamo prelazione perché non ancora in possesso del biglietto, che forse poteva essere prenotato prima, e poiché non residenti paghiamo una tariffa maggiorata.

Lungo le stradine pedonali di Gorée si trova ogni genere di oggetto di artigianato locale

Lungo le stradine pedonali di Gorée si trova ogni genere di oggetto di artigianato

E ancora… calma e sangue freddo, siamo in Senegal e quattro ore di coda per fare il biglietto del traghetto non sono nulla. Avevamo altro da fare?! Incredibile la pazienza della gente. Pazienza che svanisce all’apertura delle porte per l’imbarco: un fiume in piena si riversa sulla nave e noi con lui.

Di lì a poco, Gorée si staglia davanti a noi.

Strade in terra battura e sabbia, colorate e poco frequentate sono un labirinto piacevole

Strade in terra battura e sabbia, colorate e poco frequentate sono un labirinto piacevole

Visitiamo il museo degli schiavi, riflettiamo sulla crudeltà della triangolazione con le Americhe e della vendita di esseri umani da parte di noi europei fino all’Ottocento. E dopo aver sentito la pelle d’oca, ci lasciamo affascinare dai suoi vicoli, dalla sua storia, dalle case coloniali colorate, dal buon cibo, dai griò (gli artisti), dai loro quadri, dall’arte del sablage, dal carro armato della Seconda Guerra Mondiale installato sulla collina e dallo skyline di Dakar al tramonto. Mozzafiato.

Piedi su Gorée e sguardo verso Dakar per un tramonto che si incendia

Piedi su Gorée e sguardo verso Dakar per un tramonto che si incendia

Ascoltiamo musica, chiacchieriamo, ceniamo qui, chiacchieriamo, capiamo che è inutile fare la coda di nuovo e perdiamo il posto sul traghetto, chiacchieriamo, salta la luce, chiacchieriamo, torniamo tardissimo con l’ultima nave, chiacchieriamo, saliamo sul carrapide, cantiamo. Heartbreaking.

Al culmine dell'isola il monumento ai caduti della WWII si staglia sul tramonto incredibile

Al culmine dell’isola il monumento ai caduti della WWII si staglia sul tramonto incredibile

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