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Da Kemer a Kas navigando a bordo di un caicco

by Greta

Da Kemer a Kas navigando a bordo di un caicco

kemer turchia fontana

I giardini sul lungomare di Kemer

Diario di bordo (non conosco ancora il nome del caicco) giorno 1: 2 settembre 2013. Ore 1:12.
In realtà sarebbe già il giorno 2, 3 settembre 2013. L’emozione è tanta che non riesco a prendere sonno nonostante io sia esausta. Mare calmo, come s’addice al porto in cui siamo ormeggiati. Dall’arrivo non ci siamo ancora mossi; attendiamo altri 4 passeggeri che dovrebbero raggiungerci nella notte. In 6 cerchiamo riposo sul ponte, al buio. Le piccole cabine sono forni e solo 4 impavidi ci stanno resistendo dentro.

Si sente il rumore dell’acqua che sbatte contro lo scafo. In sottofondo una musica da discoteca che arriva appena, dal lungomare mondano di Kemer: bellissima cittadina turistica. Moderna e pulita. Corona il tutto la seconda in comando, una smilza e alta donna bionda originaria della Germania che sta parlando al telefono a poppa.
Fa caldo. È molto umido. Filippo in un baleno si addormenterà comunque e anche la coppia con cui abbiamo legato subito la vedo ben rilassata. Per me sarà più dura.
Il dondolio non è fastidioso, quasi piacevole in questo momento. Probabilmente, con tutte le ore che ci attendono qui sopra, a breve non ce ne accorgeremo più.
Abbiamo colto l’occasione per scendere a terra oggi, prima di cena, e anche dopo, sempre nel centro pedonale, tra negozi e localini eleganti. Il wifi è un miraggio e l’unica opzione è sedersi ad un tavolo, ordinare, e richiedere la password. I prezzi non sono particolarmente convenienti e dopo una birra abbiam scelto di acquistare qualche snack e bibita in un market.
Speriamo che i pasti che ci attendono in barca siano più corposi di stasera. Domattina si parte. Lasceremo il porto, forse presto, non so, saremo comunque svegliati all’alba dal sole turco!

kekova turchia

L’alba nell’arcipelago di Kekova

Diario di bordo del Merve1 giorno 2: 3 settembre 2013. Ore 22:31.
Mare molto calmo. Fermi all’ancora in una piccola baia racchiusa da formazioni rocciose. Niente spiaggia, niente rumori, nessuna luce se non il piccolo faro su uno scoglio a dritta. Siamo nell’arcipelago di Kekova.
La serata si è conclusa presto, col capitano che reclamava il suo posto letto accanto alla plancia di comando, dove un gruppetto stava giocando a scala40. Io cercavo a fatica di restare connessa. Ho risolto poco. Gli altri, intenti nell’osservar le numerosissime stelle offerte dal cielo, nel buio assoluto.
Ora siam tutti sul ponte, in pochi hanno sonno ma le alternative sono poche, anzi nulle. L’intera giornata di navigazione, da Kemer a Kekova ci ha permesso di riposare e prendere il sole in pieno relax. Nessun tipo di fastidio o nausea si è ancora presentato.
I due bagni, ad Adrasan e qui dove passeremo la notte, buttandoci dalla barca, hanno stimolato la fame e per fortuna questa sera è arrivato in tavola un bel pesce alla griglia.
Abbiamo avvistato sia in acqua che dal ponte una grande tartaruga Caretta Caretta che per diversi minuti faceva capolino sul filo dell’acqua attorno al nostro caicco.
Il tabellino di marcia è stato modificato causa minaccia di alte onde in arrivo. Vedremo.
L’intero gruppo ha deciso di sostare una giornata/nottata a Kas, definita splendida dal secondo in comando/cuoca Ushi, per 35€ di tasse portuali.
Poi, sempre all’unanimità, faremo l’escursione in jeep lungo il canyon di Kekova a 45€. Le gite sono davvero dispendiose e anche le bevande obbligatoriamente consumate in barca non sono accomodanti (3€ una lattina di birra…). Qualcuno ci fa chiaramente la cresta, e tanta…ma in questa vacanza pare sia la prassi purtroppo!

myra turchia

La città di Myra,scavata nella roccia

Diario di bordo del Merve1 giorno 3: 5 settembre 2013. Ore 1:30.
Abbiamo appena finito di festeggiare il nostro 3º anniversario di matrimonio! Il caso fortunato ci ha regalato un finale di giornata inaspettato, sempre a causa di minaccia vento forte e quindi mare grosso.
Dopo una breve sosta per il pranzo ed un bagno nella calma Kekova Koca Kari bay (Old Woman’s bay) il capitano ci comunica l’immediata partenza per Kas.
La piccola cittadina di mare si rivela da subito il gioiellino promesso e appena finite le manovre di ormeggio, io e Filippo siam già pronti per curiosare a terra, con case bianche quasi interamente sommerse da enormi bouganville fucsia acceso, arroccate su uno sfondo brullo e montagnoso.
I numerosi caicchi al porto fanno atmosfera ancor prima di addentrarsi nelle strette viuzze colme di negozi di artigianato bellissimo. C’è profumo di buono, di fresco ovunque si entri, coi pavimenti in parquet o in mosaico di vetro. L’occhio, simbolo turco portafortuna, lo si trova in ogni dove, nei monili, nelle pitture dei soprammobili e delle coloratissime ciotole, e persino tra il porfido a terra. Ogni oggetto è unico. Le lanterne in mosaico e quelle scavate nella zucca (già acquistate a Istanbul lo scorso anno ma che ancora mi fanno brillare gli occhi), anelli ed orecchini con pietre dure e argento, i famosi teli con cotone del luogo, spezie e saponi all’olio d’oliva.
Tutti pezzi unici, lavorati a mano, come i numerosi magneti che ci han posto dinnanzi ad una delle scelte più dure: tutto bellissime, in vetro, o pietra, o dipinte addirittura su micro tele.
Con lo shopping mi sono comunque trattenuta, avevo già fatto il pieno ad Istanbul di cose simili. Oltre ai magneti, un paio di campanelle e un dolcissimo regalo di Fil.
A completare la serata, la scelta fortunata di un bel ristorantino nella media (a buon prezzo ma carino, mentre nei vicoli del centro verso l’alto i locali sono molto sciccosi e costosi) con piatti saporiti e abbondanti. Finalmente proteine, due bei kebap di carne (ordinare kebap qui non è un gioco da ragazzi come in Italia. Le scelte sono vaste, varie e semi incomprensibili) con contorno e un’ottima pida da dividerci come antipasto.
Incontrando i compagni di viaggio, ci fermiamo in una fumeria davvero accogliente, il Kirinti cafè, per un narghilè alla mela e una spremuta fresca.
Un gelato per l’ultima passeggiata e finalmente riusciamo a passare la nostra prima notte interamente in cabina. Il vento forte ha abbassato le temperature. Il ponte ormai è per veri temerari, rimasti un paio.
La mattina, invece, come da programma, abbiamo lasciato Kekova dove abbiam passato la notte per raggiungere Myra. La gita a pagamento (30€) ci ha visto prendere una lancia dal caicco al molo di Ucagiz e poi un pullmino che in circa 30 minuti ci ha condotto alle rovine di Myra, una città scavata nella roccia con un anfiteatro enorme e ancora conservato benissimo.
La sosta alla chiesa di San Nicolas, a Demre, invece mi ha delusa un po’. Già non sono amante delle chiese, questa poi è in completa ristrutturazione sotto tettoie ed impalcature, e lo stato di conservazione lascia a desiderare. La massa di Russi accaniti credenti rendeva ancor più ostica la veloce visita.
Entrambi gli ingressi erano compresi nel costo della gita.
Prima di rientrare in porto ci siamo fermati in una sorgente di acqua sulfurea con proprietà benefiche. In realtà io a malapena son riuscita a bagnare entrambi i piedi nella corsia di camminata: era ghiaccio puro! Filippo ha osato tuffarsi nel pozzo di legno, come rituale!
Avremmo voluto gestirci in autonomia come ormai siamo abituati a fare ma ammetto che, sbarcati a terra, trovare un taxi o una moto per raggiungere i siti di interesse sarebbe stato molto faticoso.
In più, dettaglio NO, se non si acquista una escursione proposta dal caicco, non ti lasciano scendere a terra perché si è quasi sempre fermi all’ancora, a decine di metri dal molo. Malissimo!!

kas molo

Kas dal porto

Diario di bordo del Merve1 giorno 4: 5 settembre 2013. Ore 23:50.
Ed ecco a cosa servono i travel blog. Avessi trovato qualche viaggiatore in grado di darmi un paio di dritte, la gita di oggi a Kas si sarebbe svolta in tutt’altro modo!
E invece, volenti o nolenti, abbiam preso la scelta rivelatasi peggiore e siam partiti col gruppo organizzato dal caicco. Spesa smisurata (45€!!), tempi morti e tappe ridicole.
Alle 9:30, proprio l’orario di partenza di tre pullman della nave da crociera che ha appena attraccato, scopriamo che la jeep del ‘jeep safari’ non è affatto una jeep ma un camioncino scoperto, senza ammortizzatori e coi sedili bagnati.
La prima breve sosta è soltanto per farci vedere dall’alto la bellissima spiaggetta dove verremo lasciati a fine giornata. Peccato che alle 18, stanchi e col sole ormai al tramonto, preferiamo tornare dritti in barca.
La seconda sosta, a Patara, una nota spiaggia che ricorda più che altro la romagna vicino alla foce del Po. Acqua marrone, vento, ombrelloni di colori diversi: una tristezza!
Passa un’ora e ce ne andiamo a vedere le rovine di Xanthos. L’affascinante anfiteatro in cima alla collina è sorprendentemente ben conservato ma il resto comprende solo pietre e buchi nella terra ad immaginare una antica necropoli. Fa molto caldo, il sole picchia forte nonostante l’orizzonte sia coperto da grandi nuvoloni neri, i primi dall’inizio del viaggio.
La parte peggiore della gita arriva ora quando, risalendo sul furgoncino, troviamo un secchio di acqua e delle bottigliette. Lungo il percorso che ci porta al ristorante per il pranzo, in mezzo alla boscaglia, si rallenta e ci si affianca ad altri malcapitati turisti stranieri: parte la lotta a ‘gavettoni’. Ci pare incredibilmente infantile – data anche l’etá media generale sui 40 anni – e pericoloso: volano anche bottigliette piene chiuse con tappo. In più, fradici, a tutto gas, l’irritante esperienza non ha giovato alla salute di nessuno.
Il pranzo, ancora bagnati, si svolge in un ristorantino con tavolini a terra e cuscini colorati, stile fumeria. Molto carino. Affittate scarpette di gomma per 3lire, ci incamminiamo nel canyon Sakklikent. L’ingresso – compreso nel prezzo della gita come a Patara – pare più una giostra da luna park e invece queste formazioni rocciose sono davvero belle. Muri ripidissi a destra e sinista, che a volte si chiudono sulla tua testa, di colori sfumati dal bianco al salmone, rocce liscissime, levigate dal tempo e dall’acqua.
Si cammina all’interno per circa un chilometro, tra sassolini, pietroni e un rivolotto d’acqua che però, in un tratto, diventa un vero e proprio torrente ghiacciato da guadare aggrappati in cordata. Non è difficile ma si esce con le gambe completamente indolenzite dal freddo, fino ai fianchi.
Al fondo del canyon si trova una cascata ma la scarsa portata d’acqua di questa stagione non lo rende uno spettacolo suggestivo. Rimaniamo comunque molto soddisfatti.
Con un sovrapprezzo di 25€ è possibile ridiscendere un tratto di torrente, abbastanza tranquillo, a cavalcioni di grosse ciambelle gonfiabili.
A seguire, e per concludere – in bruttezza – breve sosta in un tratto paludoso di sponda del torrente, ormai fiume, per fanghi, a detta loro, curativi. Ci pare un’idiozia.
Ormai è tardi, il vento è freddo, il sole latita e rientrare ‘decappottati’ è il colpo di grazia.
Una gita a tratti imperdibile e a tratti demenziale. Assolutamente da organizzare in privato con un motorino (7€ al giorno), le strade sono chiare ed agibilissime. Oppure con una delle numerose agenzie di Kas: le tappe son le stesse ma si paga circa la metà!
Seconda serata a Kas, senza ripagare il porto (ci dicono che le soste obbligate causa mare grosso non richiedono pagamento. Mah…). Sempre piacevole.
Squisita baked potato in strada, pida farcita con carne e formaggio e piattone di calamari. Assaggiamo il gelato tipico, il Dondurma, denso e caramelloso.

Molto difficile resistere di nuovo al grazioso artigianato. Filippo, per il nostro terzo anniversario di nozze, mi regala un anello in argento annerito con una piccola sfera di turchese venato come castone. Bello, semplice e originale, romantico. ❤
Col vento fresco, dormiamo una seconda notte in cabina.

kale turchia castello

Panorama dalle mura del castello di Kale

Diario di bordo del Merve 1 giorno 5: 6 settembre 2013. Ore 15:10.
Maledetta gita! Con la mia cervicale avevam raggiunto un perfetto accordo di non belligeranza in viaggio, ma con le torture di ieri non ha resistito. Oggi sono un rottame e guardo dal ponte del caicco le nuotate dei compagni
Si avvistano numerose tartarughe e in mattinata anche due delfini hanno fatto capolino. L’ancora è fissata a pochi metri da un isolotto roccioso abitato da una famiglia di caprette in salute. Apprezzano il pane che portiamo loro. Siamo a Gokkaya.
La mattina, dopo aver lasciato il porto di Kas, ci eravamo fermati a Kale dove abbiam risalito la collina tra le mura di un antico castello-fortezza. Il panorama era incantevole e anche il piccolo paesello rustico e fiorito era grazioso, con gli abitanti che parlano tutti l’italiano, diciamo, per turisti.
Dopo, alcuni hanno scelto di fare un breve giro su barca con botola sul fondo per ammirare le anfore della città sommersa di Simena e sostano in una grotta dall’acqua azzurrissima.
Il pomeriggio si conclude all’ancora, in questa baia nel completo silenzio.

markiz turchia

Spiaggia di Markiz

Diario di bordo del Merve1 giorno 6: 7 settembre 2013. Ore 22:27.
Rientriamo ora da una cena a terra. Nella piccola baia di Ceneviz dove oggi il sole è calato fin troppo presto, una casetta in pietra con rustico dehor ha fatto la scenario alla cena di pesce. Sottolineo: pescato in mattinata dall’orgogliosissimo Filippo.
Un branco di cinghiali coi piccoli ha ripulito i nostri avanzi con ingordigia, avvicinandosi con un po’ di timore. Due di loro mi hanno simpaticamente dato una ‘nasata’ sul sedere mentre mi dondolavo sull’amaca sopra di loro. Tra le insolite esperienze che si possono fare quando si viaggia!
La giornata è iniziata salpando alle 5, ancora nel buio più totale, e imboccando la via del rientro. Superato il gran baccano delle porte aperte e non fissate che dondolavano seguendo le onde, riusciamo a dormire fino alle 8, come ogni mattina ormai.
Ci fermiamo ad un centinaio di metri al largo di una lunga spiaggia ciottolosa, Markiz. Un gommone ci porta a riva e un’oretta di vita da spiaggia non ce la toglie nessuno!
Dopo pranzo si naviga ancora per poco, raggiungendo Ceneviz. Ci facciamo un giro sul gommone col capitano ammirando la costa rocciosa dei dintorni e caliamo le reti da pesca.
In questo momento Filippo sta recuperando il pescato alla luce di una lampada ad olio! È felice come un bimbo!
È l’ultima notte fuori, domani saremo in porto a Kemer e non avremo più il dono di questa atmosfera, di questo rumore di onde che cullano il nostro sonno. Sarebbe poetico dormire sul ponte, guardando le stelle che splendono luminose come non mai…

CaiccoTurchia

Caicco al crepuscolo

Diario di bordo del Merve1 giorno 7: 8 settembre 2013. Ore 23:20.
La mattina presto, dopo colazione, per me è proprio impossibile tuffarmi in acqua ma gli altri non si fanno sfuggire anche questa occasione. Salpiamo a metà mattinata per raggiungere Phaselis dove gettiamo l’ancora nel bel mezzo di tre spiagge ghiaiose. Siamo circondati e con Filippo faccio la nuotata del secolo (non sono propriamente un delfino)!
Un po’ di relax sul bagnasciuga e torniamo sul caicco giusto per pranzo.
Si riparte subito, alla volta del porto di Kemer dove finirà il nostro viaggio. Un ultimo tuffo aspettando il nostro turno per entrare nella marina.

Oggi l’ultimo bagno anche di sole. Siamo abbronzatissimi. Il tempo è stato dalla nostra per tutto il viaggio. Un cielo azzurro intenso, non una nuvola e per fortuna proprio questa settimana ha visto un leggero abbassamento delle temperature (la scorsa aveva massime di 42 gradi)!

L’ultima sera ceniamo in barca, tutti assieme. Prima e dopo, un breve giro in centro. Kemer è molto accogliente e mondana, con numerosi locali sul lungomare.
I russi la fanno da padrone e frequentano le chiassose e pacchiane discoteche fino all’alba.
Questa mattina però lasciamo caicco, porto e città ancor prima dell’alba. Alle 3 saliamo sul bus che ci porta all’aeroporto di Antalya. Non solo i duty free ma anche tutti i market che incontriamo lungo la strada sono aperti.
Torniamo alla realtà rimettendoci le scarpe. La vita a piedi scalzi non era affatto male…!

Temete di non sopravvivere ad un viaggio in caicco, ecco regole e consigli!

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2 comments

sara 24/09/2013 - 16:16

Bei paesaggi! Turchia fata in moto, solo una piccola fetta Cappadocia,con la sue città sotterranee e i meravigliosi camini d di fata, Pamukkale e la sua montagna ricoperta di travertino,da lontano sembra ricoperta di panna montata!!!! Si la Turchia è stupenda! Mi è rimasta nel cuore,forse perchè è stata la prima vacanza un po “esotica” fatta in moto! Bello il passaggio delle varie dogane.

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Greta 24/09/2013 - 17:39

Chissà che belle foto! Ma Stefano si ferma per lo scatto o devi fotografare al volo? 😛

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